sabato 14 febbraio 2009

Non siamo soli!

Alta e bassa velocità
di Rosanna Massarenti


Farà certo piacere a chi, di solito per motivi di business, fa la spola tra le città italiane, poter contare sull'alta velocità, segno di uno sviluppo e di una modernizzazione necessari che, seppur in gran ritardo, stanno raggiungendo il nostro Paese. Peccato che queste tratte veloci si inseriscano in un contesto strutturale che non è né moderno né efficiente. I pendolari - cioè milioni di lavoratori e studenti che si spostano ogni giorno dal loro comune di residenza - sono ancora costretti a viaggiare su treni lenti, vecchi, sporchi, affollati e pulciosi (e non certo per colpa dei cani), che diventano ogni anno più cari, senza che ciò si traduca nel minimo miglioramento della qualità del servizio, a partire dalla puntualità. Anzi. Lo sviluppo dell'alta velocità potrebbe finire per penalizzare ulteriormente i viaggiatori locali sia in termini di scelta e frequenza dei treni sia di costi, quando sulle loro tratte i regionali devono lasciar spazio a Intercity o Eurostar.
Con il risultato che in troppi sono costretti o a spendere più di prima o a sopportare disagi quotidiani oppure, seppur a malincuore, a utilizzare l'auto privata, vale a dire la soluzione più dispendiosa e più inquinante, che rende le nostre città sempre più con­gestionate e invivibili. Se il grado di sviluppo di un paese si giudica anche dal sistema dei trasporti, di strada da fare ne abbiamo parecchia. Non sono solo i treni a non funzionare come dovrebbero. Da mesi la vicenda Alitalia tiene le prime pagine dei giornali, ma a leggerle sembra si tratti solo di problemi economici e societari: non sembra rilevante il punto di vista degli utenti, che sono costretti a subire ritardi, cancellazioni, perdita di bagagli e quant'altro e probabilmente tra non molto vedranno un aumento delle tariffe, perché andrà persa sulle tratte nazionali anche quel poco di concorrenza che c'era tra le compagnie. L'alta velocità ferroviaria diventerà il vero concorrente nelle tratte interne, viste anche le difficoltà che spesso si incontrano a raggiungere gli aeroporti, peggiorando ulteriormente la crisi della compagnia aerea. E che dire dei collegamenti con le isole? Tirrenia, l'altro grande malato del trasporto pubblico italiano, da quest'anno non assicurerà più il collegamento con le isole siciliane. Costa troppo e non rende. Con buona pace della continuità territoriale e del servizio pubblico essenziale da garantire in egual modo a tutti i cittadini. Ma, forse, per la Sicilia è più urgente il ponte sullo Stretto. La verità è che si strombazzano investimenti in grandi opere, che pure sono necessarie anche se ancora irrealizzate (ma dove sono i soldi?), mentre si trascurano investimenti utili a migliorare la mobilità di tutti i giorni - un trasporto pendolare competitivo, possibilmente integrato con un efficiente servizio pubblico urbano - quella che consente ai cittadini di vivere e lavorare meglio.
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Altroconsumo 222 I Gennaio 2009"

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